sabato 14 luglio 2012

Commento al Vangelo del 15/7/2012




Non aver nulla di più caro di Cristo
a cura di  don Roberto Rossi
XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/07/2012)
Vangelo: Mc 6,7-13

Tutto il Vangelo di Marco è percorso da uno spirito missionario. Fin dall'inizio, Gesù è colui che «proclama il Vangelo di Dio» (1,14).
L'evangelizzazione è l'ultimo comando del Cristo risorto: «Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo a ogni creatura» (16,15).
L'evangelizzazione consiste nell'annuncio che in Gesù il Regno di Dio è venuto per tutti gli uomini. Ecco la predicazione. Marco dice che i discepoli predicano la conversione e se ne vanno «a due a due». Il due è il numero della più piccola comunità, ma è il segno di una fraternità concreta, testimonianza di vita, prima dell'annuncio esplicito. Ogni evangelizzazione è vera se è testimoniata dall'amore.

Gesù, chiamò i dodici e cominciò a mandarli a due a due a portare, con le opere e le parole, l'annuncio del regno di Dio. Finora era stato solo Lui, Gesù, a predicare. I discepoli lo seguivano, ascoltavano, imparavano. Ora essi sono mandati. In seguito all'invio degli apostoli, Gesù "designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi". Gesù invia tutti i suoi discepoli. Ha bisogno di tutti. Meglio, fa l'onore a tutti di essere gente che gli prepara la strada, che aiuta le persone a conoscere e incontrare il Signore. Tutti siamo inviati da Gesù come evangelizzatori, come testimoni. Qualcuno potrebbe dire: Ma io ho tanti impegni, il lavoro, la famiglia, le preoccupazioni... questo è il lavoro dei sacerdoti, dei missionari! Certo per loro è la consacrazione di tutta la loro vita; ma tutti, proprio per l'amore che il Signore ci ha portato, per il battesimo e gli altri sacramenti che ci ha dato, siamo chiamati ad essere evangelizzatori. Ma come, proprio nella vita di tutti i giorni, nella famiglia, nel lavoro, nelle situazioni della vita della società, con le opere e le parole, cioè con l'amore che mettiamo nelle azioni della nostra giornata e con le parole che cercheranno di essere secondo il Signore. Di  fatto, tutti parliamo dalla mattina alla sera. Di che cosa parliamo? Quali gli argomenti così importanti? Di ciò che dice il giornale, la televisione, gli argomenti e i pettegolezzi di tutti: non possiamo parlare del Signore, delle cose belle e importanti della vita, dei valori che ci sono donati nel vangelo, del bene che il Signore suscita in tanti cuori? Non possiamo incoraggiare e aiutare i nostri "fratelli" nella strada del bene? Si fa molta più fatica, e richiede molto più tempo ed energie, ad essere "mondani" che ad essere "cristiani". Essere mondani non porta a nulla, essere cristiani porta alla salvezza propria e degli altri. Diventare evangelizzatori non è un peso in più nella vita; è una gioia, un aiuto che fa dimenticare i pesi o aiuta a portarli meglio. Gesù ha promesso il centuplo quaggiù e la vita eterna.

Tutti i credenti sono profeti e missionari: "ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per quanto gli è possibile, la fede", così ci ha detto il Concilio.

Ciascuno è responsabile della Parola che il Signore gli affida e che è resa credibile dalla testimonianza dei suoi inviati; essa deve essere proclamata in obbedienza, e secondo le modalità e i tempi suggeriti dallo Spirito, che si serve delle capacità proprie dei singoli. Ogni cristiano è uno "strumento imperfetto": spesso si sente inadeguato, ma è pur sempre strumento eletto da Dio per rendere visibile la sua presenza e per compiere la sua opera nel mondo. Il punto di partenza dell'evangelizzazione è ben espresso dalla preghiera di oggi: Tutto l'impegno sgorga dal non aver nulla di più caro di Cristo. Prima di pensare ai mezzi e ai modi di evangelizzare è necessario essere innamorati di Lui, aver fatto esperienza della sua intimità. Tra la scelta e il mandato, si colloca il tempo in cui gli apostoli stanno con il Signore per apprendere il suo stile di vita e farlo proprio, per imparare a rileggere la storia personale e universale come storia di salvezza, per sperimentare "incarnato" e vero, il lieto messaggio che sono chiamati a proclamare. Il cristiano "missionario" sa di essere un povero e un misero, di possedere mezzi poveri. Egli sa di non poter contare sulle proprie forze, ma vive nella fede e nella speranza, poiché riconosce di essere benedetto da Dio che lo ha pensato e voluto da sempre, che lo ha amato fino ad arrivare a lavarlo nel sangue del suo Figlio. Per evangelizzare è necessario essere interiormente poveri, liberi da ogni condizionamento, da schemi o da interessi, per spendersi in una donazione totale nella fedeltà alla Parola, rispettosi della libertà degli altri che possono accogliere o meno il messaggio evangelico.

La Parola annunciata riceve testimonianza dall'esempio di vita e dalle opere
che il cristiano "missionario" compie. E sono veramente molti i cristiani che offrono esempi di amore, di opere buone, di giustizia, di pace, di santità. Ringraziamo il Signore e cerchiamo di percorrere la stessa strada.

Io mando voi (Mons. M. Frisina)

Preghiera di mamma Pierina ispirata al Vangelo Mc 6, 7-13



Signore Gesù, anche noi, come gli apostoli, siamo invitati da Te  per annunciare al mondo la lieta novella della salvezza.
Apri il nostro cuore, Gesù, all'accoglienza di ogni tuo insegnamento e fà che, con la vita, siamo testimoni credibili del Tuo Vangelo, per distogliere le anime dalle vie del peccato e condurle a Te, nel Regno della Grazia.
Amen

Pierina


domenica 8 luglio 2012

Commento al Vangelo dell' 8/7/2012




Il falegname   (  a cura di don Luciano Cantini )
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/07/2012)
Vangelo: Mc 6,1-6



Non è costui il falegname ?
Per celebrare Dio, l'uomo ha dato libertà al suo ingegno e alla sua arte: la maestosità del romanico, l'elevazione del gotico, la ricchezza del barocco... ogni secolo ha espresso nell'architettura, nella musica, nella pittura opere che parlassero al cuore dell'uomo della grandezza di Dio. A nessuno è venuto in mente la bottega del falegname tra schegge e trucioli, polvere e segatura, ragnatele e strumenti di lavoro.
Questo è lo scandalo di sempre: la distanza tra il luogo i cui l'uomo cerca Dio e quello in cui Dio ha scelto di abitare.
Non fa problema lo scandalo degli abitanti di Nazareth e del loro stupore, ma il nostro scandalo che nonostante duemila anni di vangelo ancora permane. Anzi sembra che in questi nostri anni si stia particolarmente acuendo, almeno a guardare la ricchezza dei paramenti e dei trinati che vengono sfoggiati per celebrare quel falegname di Nazareth. Eppure quel falegname con i suoi abiti polverosi di segatura, con l'umiltà del suo grembiule ci racconta il grande mistero della Incarnazione. Se si prescinde da questa spoliazione (cfr. Fil 2,7) non si capisce più nulla del mistero di Dio e del suo Vangelo, questo rischio non si è ancora allontanato dalle Chiese.

«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua»
Da sempre i profeti non hanno vita facile, il loro messaggio è talmente osteggiato che ad Ezechiele (2,5) è detto: Ascoltino o non ascoltino - dal momento che sono una genìa di ribelli -, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. Quello che fa problema che i profeti non sono osteggiati dai "cattivi" di Israele, ma dalle persone buone, i frequentatori del Tempio, gli studiosi delle Scritture, i Sacerdoti, i potenti.
A Nazareth sono gli amici di Gesù, quelli che sono cresciuti con lui, con cui hanno giocato insieme, coloro che con il Falegname hanno familiarità. Anche questo, per noi frequentatori di chiese e amici di Gesù dovrebbe far riflettere e liberarci dalle sovrastrutture mentali che vogliono immaginare un Dio lontano e inaccessibile, da adorare tra i ceri e i profumi d'incenso.
In tutto il Vangelo Gesù si sforza di far capire la sua vicinanza all'uomo, la sua compassione, la misericordia. Mangia e beve, si china a lavare i piedi, predilige i peccatori e i poveri, si paragona agli stranieri, gli affamati, i malati, i carcerati. È condannato a morte come un malfattore. La storia di Gesù allontana da noi un'idea di Dio costruita nei secoli, questo è lo scandalo. Prepotentemente quella stessa idea riemerge nella storia degli uomini e nelle religioni.

E che sapienza è quella che gli è stata data?
La Parola di Gesù è una parola che disturba, destabilizza, porta una novità che sembra difficile cogliere. Eppure era una novità già stabilita fin dalle origini del mondo. La sua è la sapienza del profeta che rivela ciò che da sempre è nascosto nel cuore di Dio, rivela la verità dell'uomo come era nel pensiero del creatore prima che il peccato ne prendesse possesso, e di cui l'uomo fa fatica ad esserne liberato. Ecco perché si meravigliava della loro incredulità. Della incapacità dell'uomo di riconoscere la Grazia che Dio gli sta donando e che forse non risponde alle sue aspettative.
Abbiamo la consolazione che nonostante tutto Gesù continua a imporre le mani per la guarigione e a camminare per le strade del mondo, insegnando.

Preghiera di mamma Pierina ispirata al Vangelo del giorno(Mc 6,1-6)












Gesù, Tu sei il Dio-con-noi, vivi in mezzo a noi; vivi in noi .
Noi Ti abbiamo conosciuto, Gesù; Ti abbiamo accolto nella nostra vita ; nel nostro quotidiano Tu operi con noi , per la nostra salvezza e per quella degli altri.
Noi crediamo in Te, Gesù, Figlio di Dio, Salvatore del mondo !
Grazie, Gesù, per il dono della fede !

Pierina